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Jommelli, Niccolò.

Compositore italiano. Nato da famiglia benestante, iniziò lo studio della musica ad Anversa. Nel 1725 si trasferì a Capuana e continuò gli studi al locale conservatorio sotto la direzione di Prota e di Feo. Nel 1728 si recò al conservatorio della Pietà dei Turchini dove insegnavano, tra gli altri, Basso e Sarcurei. Intorno al 1730 fu preso sotto la protezione del marchese di Vasto che lo nominò suo Maestro di Cappella e lo agevolò finanziariamente permettendogli di comporre la sua prima opera, l'Errore amoroso (1737). Il successo di questa prima opera portò la sua notorietà fino a Roma e il teatro Argentina lo incaricò di comporre il suo secondo lavoro, Ricimero re de' Goti (1740). Nel 1741 si trasferì a Bologna dove compose l'Ezio e divenne membro dell'accademia Filarmonica. Nel 1741 ebbe modo di presentare a Venezia una versione non definitiva della Merope. Ottenne in seguito, forse per interessamento di Herse (di cui aveva subito l'influsso fino all'adolescenza), il posto di direttore del conservatorio degli Incurabili, dove rimase fino al 1747. In quest'anno tornò a Roma, dove compose l'Artaserse e il Don Trastullo che rappresentò il suo primo tentativo nel genere comico. Il suo successo penetrò fino negli ambienti più elevati del Vaticano e l'appoggio di due cardinali gli permise l'ingresso nell'Accademia di Santa Cecilia. Fu aiutato dal cardinale Albani, che ottenne per lui una scrittura a Vienna, dove J. ebbe modo di migliorare la qualità della sua produzione artistica e di affinare la sua tecnica di compositore entrando in contatto con gli ambienti della corte austriaca. Tornò a Roma nel 1750 e nel 1753 entrò a far parte della Arcadia. Da quell'anno fino al 1759 risiedette in Sassonia, invitato dal duca Carlo Eugenio del Württemberg. Qui conobbe Mozart e compose le sue opere più significative: Fetonte ed Olimpiade. Nel 1769 tornò in Italia e si stabilì a Napoli, incontrando tuttavia un successo minore che non negli anni precedenti. Dopo il parziale insuccesso della Armida, J. si dedicò specialmente alla musica sacra. Nel 1771 fu colpito da un primo attacco apoplettico che lo costrinse a rallentare notevolmente l'attività. Riuscì tuttavia a completare la sua ultima grande opera, Il trionfo di Clelia uscita poco prima che un secondo attacco lo stroncasse definitivamente (Aversa 1714 - Napoli 1774).